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Velo a scuola Fonte foto: iStock

Sentenza della Corte Europea sul velo a scuola: la decisione

Con una sentenza la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso di 3 studentesse musulmane sul velo a scuola: il caso

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto un ricorso riguardante il divieto di indossare il velo a scuola nella regione belga delle Fiandre. Cosa ha dichiarato la Corte nella sentenza: il caso.

Il caso della sentenza della Corte europea sul velo a scuola

In una sentenza pubblicata il 16 maggio 2024, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che è legittimo vietare di indossare simboli religiosi visibili a scuola. L’atto della Corte è arrivato in risposta al ricorso presentato da 3 giovani studentesse musulmane contro questo divieto imposto nella regione delle Fiandre in Belgio con una norma del 2009.

La Corte, che ha dichiarato il ricorso delle 3 ragazze “inammissibile”, ha affermato che “il concetto di neutralità nel sistema educativo comunitario, inteso come vietare, in modo generale, che l’alunno indossi simboli visibili del proprio credo, non è di per sé in contrasto con l’articolo 9 della Convenzione “, ovvero l’articolo che tutela il diritto alla libertà religiosa. Così si legge sul comunicato stampa riferito alla sentenza, in cui è riportato anche che “la Corte ha osservato, nel caso di specie, che il divieto contestato non riguardava solo il velo islamico, ma si applicava indistintamente a tutti i simboli religiosi visibili”.

Quindi, la sentenza della Corte europea riferita al caso fiammingo non riguarda solo il velo, ma tutti i simboli religiosi visibili indossati dagli alunni nel contesto scolastico. La “neutralità” adottata dal sistema educativo delle Fiandre, ha spiegato la Corte, non è in contrasto con il diritto alla libertà religiosa.

La decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo

È proprio il divieto generalizzato, e dunque non mirato al solo velo, a rendere la misura delle autorità fiamminghe “proporzionata agli obiettivi perseguiti, ossia alla tutela dei diritti e delle libertà altrui e dell’ordine pubblico, e quindi ‘necessaria’ in una società democratica”. Ne consegue che, si legge ancora nella nota della Corte europea, “il reclamo delle ricorrenti è manifestamente infondato ai sensi dell’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Come riportato nella decisione della Corte “le ricorrenti avevano scelto liberamente di frequentare le scuole del sistema educativo comunitario e non potevano ignorare che i relativi organi direttivi erano tenuti dalla legge a garantire il rispetto del principio di neutralità nel contesto scolastico”.

Un concetto simile era già stato espresso dalla Corte di giustizia dell’Unione europea in una recente sentenza che riguardava sempre il Belgio e con cui il massimo tribunale dell’Ue aveva respinto il ricorso di una donna islamica contro la decisione del Comune in cui lavora di vietare ai dipendenti pubblici di indossare simboli religiosi.

Infine, ha proseguito la nota, “nella misura in cui il divieto contestato aveva lo scopo di proteggere gli alunni da qualsiasi forma di pressione sociale e di proselitismo, la Corte ha ribadito che era importante garantire che, in linea con il principio di sussidiarietà e nel rispetto del principio di pluralismo e della libertà altrui, la manifestazione da parte delle alunne della propria fede nei locali della scuola non assumesse la natura di un atto ostentativo che potesse costituire motivo di pressione e di esclusione”.